Perché Dio Permette la Morte e la Sofferenza?

by Mark Looy and Ken Ham
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La morte e la sofferenza sono ovunque!

‘Terremoto in India! 10.000 morti!’ ‘Migliaia i morti per un diluvio, a Bangladesh’. Nella cronaca quotidiana ci sono sempre tragedie, inclusi i grandi e ‘assurdi’ disastri che spengnono la vita di migliaia di persone, come gli attacchi terroristici alle torri del World Trade Center di New York.

E le tragedie non sono solo confinate ai giorni nostri. Nella storia recente un sistema politico sterminò 6 milioni Ebrei, e tanti altri ancora. Al di sopra degli eventi, ‘titoli’ della notizia, ognuno di noi soffre dolori di quando in quando—malattie, mal di testa, incidenti e morte. Non è sorprendente allora, quando i pesi di queste sofferenze diventano troppo grandi, che la gente grida a Dio con angoscia : ‘Perché non fai niente ? perché non ti preoccupi di noi ?’

Se Dio è potente e buono, come mai permette la sofferenza ?

Dopo lo ‘choc’ di ogni evento traumatico, la gente comincia a chiedersi perché succedono tali cose. Leggendo la storia di guerre passate, oppure visitando i monumenti commemorativi come il museo dell’olocausto di Washington, spontaneamente ed inevitabilmente, sorge in noi sempre la stessa domanda, ‘Come è possibile che un Dio benevolo, che controlla l’universo, possa permettere la morte e la sofferenza se davvero tiene a cuore la nostra sorte?’

Può darsi che la diffusione della sofferenza sia lo strumento, più efficace, che gli atei usano per contestare il quadro biblico di un Dio di amore. Gli atei protestano in una maniera che sembra ragionevole, ‘Se Dio esiste ed è benevolo e onnipotente, perché non esercita il suo potere per fermare la malvagità, la sofferenza, l’afflizione e la morte?’

Tanti hanno rifiutato Dio a causa della sofferenza.

Purtroppo tanta gente, cristiani inclusi, non hanno una risposta alla questione della morte e della sofferenza nel mondo. E siccome credono che la terra abbia milioni o miliardi di anni , hanno difficoltà nel trovare un motivo dietro la crudeltà apparente che li circonda.

Charles Darwin rinunciò al cristianesimo, dopo la morte di sua figlia.

‘La morte crudele di Annie, distrusse le tracce della fede che Charles aveva in un suo universo di moralità e giustizia. Egli direbbe che questo periodo segnò l’ora funebre del suo cristianesimo,’ dice una biografia recente di Charles Darwin. ‘…Oramai Charles prese una posizione da incredulo.’1

Darwin è solo uno, fra migliaia di personaggi famosi della storia, che hanno lottato con questo dilemma, provando a riconciliare il credere in Dio con la morte e la sofferenza che osservava dappertutto, le quali egli credeva, fossero esistite da milioni di anni. La lotta di Darwin raggiunse l’epilogo con la morte di sua figlia Annie.2

Quando Charles Darwin scrisse il suo libro più famoso, L’origine della specie, in esso descriveva essenzialmente la storia della sofferenza e della morte. Nella conclusione del capitolo intitolato Delle imperfezioni del ricordo geologico, Darwin disse che il mondo moderno sorgeva ‘dalla guerra della natura, dalla carestia e dalla morte.’3 Basato sulla sua prospettiva evolutiva, Darwin considerava che la morte fosse una componente permanente nel mondo.

Il famoso miliardario dei mass media, Ted Turner, dice che ha perso la fede dopo la morte di sua sorella.

Il New York Times ha pubblicato solenne articolo dicendo, ‘Turner è un dichiarato non credente, che perse la sua fede dopo che sua sorella…morì a causa di una malattia dolorosa. … ‘Mi hanno insegnato che Dio è un Dio di amore e che Dio è potente’ disse Turner, ‘e non sono riuscito a capire come mai qualcuno così innocente avesse sofferto così.’4

Un’evangelista famosa rinunciò al cristianesimo, in parte anche a causa della sofferenza che vedeva intorno a se.

Un’evangelista assai conosciuto in tempi addietro, il defunto Charles Templeton, pubblicò Farewell to God (Arrivederci Dio) nel 1996, 5, 6 nel quale descrive la sua caduta nello scetticismo e la sua rinuncia al cristianesimo. Una volta egli era considerato,dall’Associazione Nazionale Evangelica, fra quei strumenti ‘più usati da Dio,’7 Templeton elencò alcuni ‘motivi per cui rifiutare la fede cristiana,’ come ad esempio:

I genetisti considerano ‘assurdo’ credere che il peccato sia la ragione del crimine, della povertà, della sofferenza e della malvagità nel mondo.8

La ‘severa ed inevitabile realtà’ è che tutta la vita è basata sulla morte. Ogni creatura carnivora deve per sopravvivere uccidere e divorare un’altra creatura. Non potrebbe fare altrimenti.’9

Templeton, come Charles Darwin, si pose un grande problema nel cercare di capire come riconciliare una terra piena di morte, malattie e sofferenza, col Dio amoroso della Bibbia. Templeton chiese :

‘Perché sono necessari nel gran disegno di Dio le creature con denti disegnati per schiacciare colonne vertebrali e strappare la carne, artigli formati per catturare e lacerare, veleno che paralizza, bocche che succhiano sangue, spire che strangolano e soffocano—addirittura mascelle che si espandono per inghiottire interamente la preda viva ?… La natura è , come nella cruda frase di Tennyson, ‘rossa [di sangue] sul dente e sull’artiglio.’10

Templeton conclude dicendo : ‘Com’è possibile che un Dio tenero ed onnipotente creasse tali orrori, così come noi li stiamo contemplando?’11

Templeton non è il primo a parlare così. Spesso quando si parla di un Dio d’amore che ha creato il mondo, la gente, amareggiata, risponde spesso : ‘Ma, non vedo nessun Dio d’amore. Vedo bambini che soffrono e muoiono. Vedo gente che ammazza e ruba. Vedo malattie e morte dappertutto. La natura è ‘rossa sul dente e sull’artiglio.’ È un mondo orribile. Non vedo il tuo Dio d’amore. Se infatti esiste, deve essere un orco sadico.’

L’ateo ha una pretesa fondata ?

Spesso è utile chiedere a chi ti interroga, come giustifica la validità della sua domanda secondo le sue proprie convinzioni. Se l’ateo si lamenta che il Dio cristiano è maligno, deve anche esprimere quale concetto di bene e di male, usa per giudicare Dio. Ma, se noi esseri umani, siamo solamente il prodotto dell’evoluzione di uno sottilissimo strato di impurita’,che galleggiava su un laghetto primordiale (così come sostiene il classico ateo), dove troviamo uno ‘standard’ oggettivo di bene e di male?

Le nostre idee di bene e male, secondo il sistema evolutivo, sono semplicemente il risultato di processi chimici che si svolgono nel nostro cervello, e che casualmente ci hanno conferito qualche vantaggio di sopravvivenza sui nostri cosiddetti antenati uomo-scimmia. Eppure le nozioni del cervello di Hitler hanno ubbidito alle stesse leggi chimiche di quelle del cervello di Madre Teresa di Calcutta…quindi, su quale base possiamo affermare che le azioni di lei sono migliori delle azioni di lui ? Inoltre, perché diciamo, per ipotesi, che l’attacco terroristico che ha massacrato migliaia di persone a New York sia peggiore di una rana che ammazza migliaia di mosche?

Un vero Cristiano, però, crede che c’è uno ‘standard’oggettivo di moralità che è al di sopra dell’individuo umano, perché è stabilito per mezzo di un Legislatore morale, oggettivo e trascendente che è anche il nostro Creatore. L’ateo che ragiona contro Dio, a causa di un male oggettivo, involontariamente concorda proprio con quel punto contro il quale si sta accanendo!

Tali questioni , che riguardano Dio, sono il risultato di una prospettiva storica sbagliata.

Credere nell’evoluzione e/o in milioni di anni di storia, rende necessario che la morte abbia avuto una parte nella storia stessa fin da quando la vita comparve su questo pianeta. Se uno crede che gli strati rocciosi della crosta terrestre (che contengono miliardi di fossili e specie morte) rappresentino la storia della vita terrestre, nel suo cammino di milioni di anni, è difatti un ricordo bruttissimo, pieno di morte, malattia e sofferenza.

‘Tempo e morte’

Il defunto scienziato evoluzionista Carl Sagan descriveva il punto di vista di Darwin sulla morte così : ‘I segreti dell’evoluzione sono il tempo e la morte.’12 Questa, insomma, sarà oggi la più diffusa ed accettata storia della morte in questo mondo. Secondo questo punto di vista, (1) morte, sofferenza e malattie attraverso milioni di anni, e fin dalla comparsa l’uomo, ci sono sempre state ; (2) morte, sofferenza e malattie esistono nel mondo attuale ; e (3) morte, sofferenza e malattie continueranno ad esistere nel futuro ignoto. La morte ha una ruolo permanente nella storia, e infatti è il nostro alleato nel processo di ‘creazione’ della vita.

Accettando questo punto di vista della storia, ecco ciò che di conseguenza dobbiamo necessariamente accettare al riguardo della sofferenza.

Se uno crede in una storia fatta da milioni di anni, allora il mondo è sempre stato un luogo pericoloso e mortale. Naturalmente ci chiediamo, ‘Chi ha causato il cancro, le malattie e la violenza, talvolta testimoniati anche dai fossili ritrovati ?’ Eppure i cristiani, che credono anch’essi in milioni di anni di storia, hanno un problema più grave : La Bibbia dice chiaramente che Dio è Creatore, e che Egli ha dichiarato molto buono tutto quello che creò dall’inizio fino ad Adamo ed Eva compresi, ma non dopo la loro caduta nel peccato (Genesi 1, 31).

Appena i cristiani tengono conto dell’esistenza della morte, della sofferenza e delle malattie già prima del peccato di Adamo (le quali devono accettare per forza se credono in una storia di milioni di anni), fanno sorgere una grave contraddizione riguardante il loro messaggio evangelico (il Vangelo) : Cosa ha instaurato il peccato nel mondo ? Secondo l’insegnamento cristiano la morte è la pena del peccato (Epistola ai Romani 6, 23) e questo fatto sarebbe la base del messaggio del Vangelo! Inoltre, come sarà possibile ‘riscattare’ tutto, in uno status senza morte, dolori o lacrime future (Apocalisse 21, 4) se non è mai esistito un tempo privo di morte e di sofferenza ? L’intero messaggio del Vangelo crolla se mantieni questa prospettiva nella storia. Ciò vorrebbe dire che la morte è anche una colpa di Dio.

La Bibbia ci da la giusta prospettiva della storia e di Dio.

Per fortuna, Dio ci ha dato un resoconto diverso della storia e della morte, che è ricordato dalla Sua parola, la Bibbia. Questo documento storico risponde alle vere questioni della vita, e spiega interamente il perché degli avvenimenti orribili. Infatti la parola di Dio ha tanto da dire sulla morte.

‘Il peccato e la morte’

Questa frase comprende la vera storia della morte ricordata nella Genesi, il primo libro della Bibbia. All’inizio Dio creò un mondo perfetto, definito da Dio come ‘molto buono’ (Genesi 1, 31). Sia l’uomo che gli animali mangiavano piante, invece di nutrirsi l’un dell’altro (Genesi 1, 29-30). Non esistevano né violenza né dolore, in questo mondo ‘molto buono.’

Però questo mondo buono, privo del peccato, fu rovinato a causa della ribellione del primo uomo, Adamo. Il suo peccato ha fatto entrare un’intruso nel mondo, cioè la morte. Con quale Dio giudicò il peccato , proprio perché aveva già ammonito Adamo prima di commetterlo. (Genesi 2, 17; cf 3, 19). In verità, Dio provocò apparentemente la prima morte nel mondo—sacrificando un’animale per farne dei vestiti per coprire Adamo ed Eva (Genesi 3, 21). Dio, da allora in poi, come risultato del Suo giudizio sul mondo, ci ha dato un assaggio della vita priva di se stesso, quindi oggi vediamo un mondo che si esaurisce, pieno di morte e sofferenza. Come si narra nell’Epistole ai Romani 8, 22, ‘Infatti noi sappiamo che fino ad ora tutto il mondo creato geme insieme ed è in travaglio,’ perché Dio stesso ha sottoposto tutta la creazione al processo di decadimento (v. 20).

Se consideri coerente ed attendibile la storia da questo punto di vista, cosa ci suggerisce essa al riguardo della sofferenza?

Come possiamo trovare un Dio d’amore tra il travaglio e la sofferenza di questo mondo? Leggendo il racconto della Genesi riguardante la caduta dell’uomo, sappiamo che viviamo in un mondo peccaminoso e maledetto. Dalla prospettiva storica biblica, la morte è un nemico, non un’alleato. Nella prima lettera ai Corinzi 15, 26, l’apostolo Paolo descrive la morte come ‘l’ultimo nemico.’ La morte non faceva parte della creazione originale di Dio, che veramente fu ‘molto buono.’

Morte e sofferenza sono la pena al peccato. Quando Adamo si ribellò a Dio, in effetti dichiarava che voleva vivere la sua vita senza Dio. Voleva decidere sulla verità autonomamente e indipendentemente da Dio. Allora, la Bibbia ci dice che Adamo fu il capo della razza umana, e che egli fu il rappresentante di ognuno di noi, poiché noi siamo i suoi discendenti. Paolo dice nell’Epistola ai Romani 5, 12-19 che noi pecchiamo ‘in Adamo,’ cioè nello stesso modo con il quale egli peccò. In altre parole, noi abbiamo lo stesso problema che ebbe Adamo . Quando egli ribellò contro Dio, tutti gli esseri umani, rappresentati da Adamo, dicevano effettivamente che volevano vivere la propria vita senza Dio.

Di conseguenza Dio dovette giudicare e punire il peccato di Adamo con la morte. Aveva già ammonito Adamo che, se avesse peccato sarebbe morto sicuramente. Dopo la caduta di Adamo, egli e tutti i suoi discendenti persero il diritto alla vita. Alla fin fine, Dio è il Creatore della vita. La morte è la pena naturale della scelta di vivere senza Dio, senza colui che dà la vita. Eppure, siccome il Signore è santo e giusto, ci doveva essere una pena per questa ribellione.

La Bibbia chiarisce il fatto che la morte è la pena per il nostro peccato ,e non solo per quello di Adamo. Se accettiamo il racconto storico della Bibbia, allora i nostri stessi peccati, e non solo sempre i peccati degli altri, sono la causa della morte e della sofferenza nel mondo! In altre parole, in realtà è colpa nostra se il mondo è così com’è. Nessuno è veramente innocente.

Dio ha negato temporaneamente il Suo sostegno.

Nello stesso momento che Dio giudicò il peccato con la morte, ritirò temporaneamente anche il Suo sostegno. L’Epistola ai Romani 8, 22 ci dice che la creazione intera geme ed è in travaglio. Tutto si consuma e si esaurisce a causa del peccato. Dio ci ha dato un’assaggio della vita senza Lui—un mondo pieno di violenza, morte, sofferenza e malattia. Se Dio ritirasse definitivamente tutto il Suo sostegno, la creazione non esisterebbe più.

Colossesi 1, 16-17 ci dice che tutte le cose sussistono per mezzo della potenza del Creatore, il Signore Gesù Cristo. Però in un senso non funziona perfettamente, perché per la Sua volontà ha lasciato tutto cadere in pezzi per darci un’assaggio di una vita priva di Dio. Cioè Dio ci permette di sperimentare ciò che abbiamo voluto—la vita senza di Lui (cf Epistola ai Romani 1, 18-32).

Nell’antico testamento vediamo di sfuggita com’era quando Dio sosteneva il mondo al cento per cento. In Deuteronomio 29,5 e Neemia 9,21 si racconta come gli israeliti vagarono nel deserto per 40 anni, eppure i loro vestiti né le loro scarpe si logorarono, né si gonfiarono i loro piedi. Ovviamente Dio sosteneva i loro vestiti, le loro scarpe e i loro piedi, miracolosamente, affinché non si deteriorassero come il resto della creazione. Si può immaginare come sarebbe il mondo se Dio sostenesse ogni dettaglio nella stessa maniera…

Nel libro di Daniele capitolo 3 c’è un secondo esempio di quando Shadrak, Meshak ed Abednego entrarono in una fornace ardente, eppure uscirono intatti senza nemmeno l’odore di fumo sui vestiti. Quando il Signore Gesù Cristo, creatore dell’universo, sostenne i loro corpi e i loro vestiti anche in mezzo al fuoco (v 25) niente poteva subire danni o distruzione.

Questi esempi ci aiutano a capire un pò come sarebbe se Dio sostenesse ogni aspetto della creazione—cioè niente si consumerebbe.

Attualmente viviamo in un universo in cui tutto si disintegra. Intorno a noi vediamo morte, sofferenza e malattie, tutto ciò è il risultato del giudizio di Dio al peccato e del ritiro di una parte del Suo sostegno, per darci così ciò che volevamo, cioè un assaggio della vita priva di Dio. Quindi, guardando attraverso ‘lenti Bibliche’ osserviamo ‘una veduta panoramica,’ cioè la prospettiva dell’effetto che il nostro peccato ‘in Adamo’ ha avuto in eventi tragici come nelle azioni terroristiche. Senz’altro, però, le azioni malvagie dei terroristi sono state causate del peccato dell’individuo. La sofferenza causata dal terremoto in India, invece, non è la colpa del peccato di un’individuo oggi, ma è la conseguenza del peccato in generale (su questo diremo di più fra poco).

In antitesi all’idea che, la morte e la sofferenza sono esistite per milioni di anni, il punto di vista biblico della storia dà una bella prospettiva sul futuro. Un giorno il mondo verrà rinfrancato (Atti degli Apostoli 3,21) ad uno stato in cui di nuovo non ci saranno né violenza né morte. Secondo Isaia 11, 6-9, volpi ed agnelli, leopardi e capre, leoni e vitelli, serpenti e bambini, dimoreranno insieme in pace. Chiaramente questo stato futuro riflette il paradiso ormai scomparso, e non una terra ‘qualsiasi’ e immaginaria che non è mai esistita.

Bene. La caduta di Adamo spiega il cordoglio in generale, ma come spiega casi specifici di sofferenza ‘priva di senso’?

La Bibbia ci insegna che la sofferenza fa parte della ‘vista panoramica’ che coinvolge il peccato, però i casi individuali di sofferenza non sono sempre in correlazione con i peccati particolari degli individui. Ad esempio :

Dio ha permesso la sofferenza del giusto Giobbe.

Un uomo chiamato Giobbe, che a suo tempo fu l’uomo più giusto sulla terra, soffrì intensamente. Perse tutti i figli, servi e beni in un giorno solo; poi fu colpito con una malattia ripugnante e fastidiosa. Il Signore non ha mai rivelato le ragioni specifiche per la sua sofferenza, però Dio permette che ognuno che legga il libro di Giobbe sia testimone degli eventi straordinari ‘dietro le scene’ in cielo, i quali Giobbe non vide mai. Il Signore permise la sofferenza di Giobbe per un motivo ben chiaro a noi, ma non rivelò mai quei motivi a Giobbe, ed inoltre non permise a Giobbe di sindacare le decisioni del suo Creatore.

Chiesero a Gesù perché un uomo fosse nato cieco.

Quando Gesù e i suoi discepoli passarono al fianco di un cieco, i discepoli gli chiesero se fosse cieco dalla nascita a causa del proprio peccato oppure del peccato dei suoi genitori. Gesù spiegò che non era né l’uno né l’altro, ma nacque cieco affinché Dio potesse dimostrare la Sua potenza, guarendolo (Giovanni 9, 1-7).

Gesù spiegò perché 18 ebrei morirono tragicamente nel crollo della torre di Siloe.

Gesù disse qualcosa che è applicabile anche alle tragedie moderne, come gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 al World Trade Center e al Pentagono. Le Sue parole sono ricordati in Luca 13, 4 : ‘Oppure pensate voi che quei diciotto, sui quali cadde la torre in Siloe e li uccise, fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico!’ La sofferenza individuale non è sempre collegata col peccato personale.

Da notare, però, è il fatto che Gesù disse dopo, ‘ma se non vi ravvedete, perirete tutti allo stesso modo.’ Benché si riferisse alla morte fisica avvenuta nel crollo di Gerusalemme, alla base però dimostra che nessuno è innocente. Siamo tutti peccatori e quindi condannati a morire. Migliaia di persone hanno perso la vita nella strage del World Trade Center, così come anche i miliardi di persone che hanno saputo della strage, un giorno moriranno. Anzi, migliaia fra loro muoiono ogni giorno, perché tutti gli esseri umani sono sotto la pena di morte a causa del peccato.

Il racconto dell’uomo ricco e di Lazzaro, è una chiave per la comprensione della sofferenza.

La Bibbia non si vergogna ad affrontare la questione della sofferenza. Nel passato i giudizi di Dio hanno incluso quasi ogni tipo di sofferenza immaginabile, e afferma spesso che Egli solo ha l’autorità e il potere assoluto sulla vita degli uomini. Eppure fra gli insegnamenti più memorabili di Cristo (Luca 16, 19-31) il Figlio di Dio ci dà la chiave per comprendere le evidenti ingiustizie nel mondo.

Un uomo maligno viveva con splendore, mentre un mendicante fedele di nome Lazzaro sedeva al portone del ricco, tutto ricoperto di ulcere e mangiando briciole. Ma la storia non finisce là. C’è un mondo eterno nell’avvenire, nel quale Dio aggiusterà tutto. La speranza della resurrezione dai morti è la chiave alla comprensione della nostra sofferenza.13

Una volta il filosofo ateo Bertrand Russel affermò che nessuno poteva mai sedersi accanto il letto di un bambino che soffriva una malattia incurabile e allo stesso tempo credere ancora in un Dio amoroso. Però un pastore che aveva infatti avuto esperienza con bambini moribondi (tutto diverso da Russell, che non si era mai ‘sporcato le manì con tali cose “pratiche”’) sfidò Russell a spiegare invece che cosa lui avesse da offrire ai bambini. Un’ateo potrebbe dire solo, ‘Mi dispiace ragazzi, ma avete perso, e adesso siete alla fine di tutto.’ Ma il cristiano ha la speranza che questa vita non è la fine.

L’apostolo Paolo trovò motivi per ‘gloriarmi…delle mie debolezze’.

Il ‘riassunto della sofferenza’ dell’apostolo Paolo include la tortura, il bastonamento , la carcerazione, la lapidazione, il naufragio, le rapine, le malattie, l’esaurimento, la fame, la sete e il freddo. È evidente dalle sue lettere che la resurrezione di Cristo dette un senso alle sue sofferenze. Senza la resurrezione ‘è dunque vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede…[e] siamo i più miserabili di tutti gli uomini’ (1 Corinzi 15,14 e 19).

Benchè qualche volta non capiamo, in questa vita, le ragioni per ogni caso di sofferenza, le lettere di Paolo contengono ragioni pratiche che spiegano la sofferenza dei figli di Dio, anche quando non hanno fatto niente di male. Ad esempio:

  1. La sofferenza può perfezionarci e farci maturare ad immagine di Cristo. (Giobbe 23, 10 ; Epistola agli Ebrei 5, 8-9).
  2. La sofferenza può portare una persona a Cristo.
  3. La nostra sofferenza ci rende capaci di confortare gli altri che soffrono.

Cosa fa Dio al riguardo della morte e della sofferenza?

Quelli che accusano Dio di non far niente, non hanno afferrato una grande verità: in realtà Dio ha già fatto tutto ciò che vorremmo che un Dio d’amore faccia—anzi ha fatto infinitamente di più!

Il Figlio di Dio diventò uomo e poi subì sia la sofferenza sia una morte orribile a favore degli uomini.

Il peccato di Adamo ha lasciato gli uomini in un imbroglio. Benché i nostri corpi muoiano, siamo fatti ad immagine di Dio, quindi abbiamo anime immortali. Il nostro ‘essere cosciente’ vivrà per sempre. Se Dio non fosse intervenuto, a causa del peccato di Adamo avremmo dovuto passare l’eternità soffrendo, separati da Lui.

L’unica via di restaurare il rapporto con Dio e di venire a Lui avendo già pagato la pena del peccato. Levitico 17, 11 ci aiuta a capire come è possibile farlo. Dice, ‘la vita della carne è nel sangue.’ Cioè, il sangue rappresenta la vita. Poi il Nuovo Testamento spiega che ‘senza spargimento di sangue non c'è perdono dei peccati’ (Epistola agli Ebrei 9, 22). Dio chiarisce che, siccome siamo creature fatte di carne e sangue, l’unica via di pagare la pena dei nostri peccati è quella di spargere il nostro sangue per portare via i nostri peccati.

Nel giardino dell’Eden, Dio uccise un’animale per vestire Adamo ed Eva, illustrando così, simbolicamente, la copertura dei nostri peccati. Era necessario lo spargimento di quel sangue come sacrificio a causa dei nostri peccati. Gli israeliti sacrificarono ripetutamente animali; però siccome il sangue di Adamo non circola anche nel corpo degli animali, il sangue animale benché potesse coprire temporaneamente i nostri peccati, non avrebbe mai potuto toglierli del tutto. Infatti la parola che si traduce in ‘redenzione’ ha origine dall’ebraica kafar che vuol dire ‘coprire.’

La soluzione nel piano di Dio fu quella di mandare la seconda persona della trinità, suo figlio Gesù Cristo, che diventò uomo—anzi, uomo perfetto— a sacrificarsi per abolire il nostro peccato. Nella persona di Gesù Cristo, il nostro Dio Creatore entrò fisicamente nella storia (Giovanni 1, 1-14) diventando discendente fisico di Adamo, e difatti fu chiamato‘l’ultimo Adamo’ (1 Corinzi 15, 45), nato da una vergine. Poiché lo Spirito Santo venne sulla madre (Luca 1, 35) Egli fu uomo perfetto, senza peccato, nonostante che fu sottoposto alle tentazioni in ogni modo,così come noi (Epistola agli Ebrei 4, 15) e perciò ha potuto spargere il Suo sangue sulla croce, per i nostri peccati.

Siccome il primo rappresentante e ‘capo’ degli uomini, Adamo, fu colpevole di portare il peccato e la morte nel mondo, la razza umana oramai condannata, ebbe un nuovo rappresentante—‘l’ultimo Adamo’—il quale pagò per tutti la pena del peccato. Un peccatore non può pagare per i peccati degli altri, ma questo ultimo Adamo, Gesù Cristo, fu invece un’uomo perfetto. Dio incarnato fu capace di caricare su Se i peccati e dolori del mondo.

Il Figlio di Dio è risorto dalla morte per dare la vita eterna a chiunque creda in Lui (Giovanni 3, 16).

Dopo la sofferenza Cristo, è risorto dalla morte, dimostrando che possedeva il massimo potere, cioè il dominio della morte e della vita. Cosicché ora può dare la vita eterna a chiunque voglia riceverla per fede (Giovanni 1, 12 ; Efesini 2 : 8,9). La Bibbia ci insegna che quelli che credono nel Signore Gesù Cristo, che credono che Dio Lo abbia resuscitato dai morti, e che Lo ricevono come Signore e Salvatore, vivranno per l’eternità al cospetto di Dio (1 Corinzi 15, 1-4).

Il Figlio di Dio partecipa alle nostre afflizioni.

La sofferenza e morte di Cristo vogliono dire che Dio stesso è capace di identificarsi con la nostra sofferenza, perché la ha personalmente sperimentata. I Suoi seguaci hanno un Sommo Sacerdote—Gesù—che ‘può simpatizzare con le nostre infermità…Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, affinché possiamo ottenere misericordia e trovare grazia e ricevere aiuto al momento opportuno’ (Epistola agli Ebrei 4, 15-16).

Quanto tempo ancora dovremo sopportare la sofferenza e la morte.

Quelli che si lamentano della sofferenza su questa terra devono cercare di capire il ‘tempo’ dal punto di vista di Dio. Dio dimora nell’eternità, e sta preparando il Suo popolo in un modo affettuoso, affinché possa passare l’eternità con Lui. Come disse l’apostolo Paolo, ‘Io ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non sono affatto da eguagliarsi alla gloria che sarà manifestata in noi’ (Epistola ai Romani 8, 18). L’Epistola agli Ebrei dice che è Gesù stesso, ‘il quale, per la gioia che gli era posta davanti, soffrì la croce disprezzando il vituperio e si è posto a sedere alla destra del trono di Dio’ (Epistola agli Ebrei 12, 2). Anche se la nostra sofferenza presente sembri intensa, è comunque di nessun conto in una prospettiva eterna, tanto che non si può confrontarla con la gloria dell’avvenire.

Dio ci ha preparato una dimora eterna dove non ci saranno né morte né sofferenza.

Quelli che hanno fiducia in Cristo come Salvatore hanno una speranza meravigliosa—possono passare l’eternità in un luogo in cui la morte non esisterà più. ‘E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e non ci sarà più la morte né cordoglio né grido né fatica, perché le cose di prima son passate’ (Apocalisse di Giovanni 21, 4).

Infatti, sarà la morte che ci porterà in questo luogo meraviglioso chiamato cielo. Se potessimo vivere per sempre, invece, non avremmo l’opportunità di toglierci da questo stato peccaminoso. Ma Dio vuole darci un nuovo corpo affinchè possiamo dimorare con Lui per sempre. Infatti la Bibbia dice che ‘è preziosa agli occhi dell'Eterno la morte dei suoi santi’ (Salmi 116, 15). La morte è ‘preziosa’ perché quei peccatori che hanno posto fiducia in Cristo saranno alla presenza del Creatore, in un luogo in cui dimora solo la rettitudine.

Però esiste anche un luogo di separazione eterna da Dio.

La Bibbia ammonisce che quelli che rifiutano Cristo gusteranno la seconda morte—separazione eterna da Dio (Apocalisse di Giovanni 21, 8).

La maggior parte di noi abbiamo sentito che l’inferno è un luogo di tormento. Addirittura Gesù Cristo ci fece degli ammonimenti riguardanti l’inferno, e parlò più spesso di quest’ultimo che del Cielo. Gesù chiarì anche che il tormento degli empi sarà tanto eterno (dal greco aionios) quanto la vita dei benedetti (Matteo 25, 46). Dio non si diletta con la morte dell’empio. ‘Com'è vero che io vivo’, dice il Signore, l'Eterno, ‘io non mi compiaccio della morte dell'empio, ma solo del fatto che l'empio si converta dalla sua strada e viva; convertitevi, convertitevi dalle vostre vie malvagie. Perché mai dovreste morire, o casa d'Israele?’ (Ezechiele 33, 11). Dio non ha piacere delle afflizioni né nelle calamità della gente. È un Dio d’amore e misericordia—è colpa nostra se l’uomo si trova nelle attuali circostanze di sofferenza e morte.

Quando affrontiamo una sofferenza orribile, come la tragedia del World Trade Center, ciò ci fa ricordare che la causa principale di tali calamità è il nostro peccato, cioè la nostra ribellione a Dio. Nonostante la nostra colpevolezza, il nostro Dio affettuoso vuole che trascorriamo l’eternità con Lui. I veri Cristiani devono abbracciare e confortare quelli che hanno bisogno di sostegno durante i tempi duri. Loro possono trovare forza nelle braccia di un Creatore tenero che odia la morte—quella nemica che un giorno verrà gettata nello stagno di fuoco (Apocalisse di Giovanni 20, 14).

Non sono in contrasto le affermazioni che ‘Dio è onnipotente e affettuoso’ e ‘il mondo è pieno di sofferenza e malvagità.’ Se Dio volesse abolire la malvagità dal mondo, per forza dovrebbe sbarazzarsi anche dell’uomo. Invece, Dio desidera salvarci dalla Sua ira . Un bel giorno Dio libererà la terra dalla malvagità.

Noi abbiamo due alternativi: essere liberati dal peccato per mezzo di fiducia in Cristo, e dimorare con Dio per sempre; oppure aggrapparci ai nostri peccati, in tal caso Dio soddisferà il nostro desiderio, separandoci da Lui per l’eternità. Perciò Gesù dice agli empi nel giorno del giudizio: ‘…Allontanatevi da me…’ (Matteo 7, 23; Luca 13, 27).

Quando riusciamo a comprendere l’origine della morte e il Vangelo di Gesù così com’è proclamato nella Bibbia, allora capiamo perché il mondo è così, e come può esistere un Dio amoroso nel mezzo di tragedia, violenza, sofferenza e morte. A quale punto di vista aderisci tu? Che Dio è un’orco responsabile per milioni di anni di morte, malattie, e sofferenza ? Oppure che noi siamo colpevoli a causa del nostro peccato, e Dio è infatti un’amorevole, misericordioso Salvatore che ha pianto per la città di Gerusalemme, che ha pianto per Suo amico Lazzaro, e che piange anche per noi?

Footnotes

  1. Desmond, A. e Moore, J., Darwin: The Life of a Tormented Evolutionist, W. W. Norton & Company, New York, 1991, p. 387
  2. Desmond e Moore, p. 387
  3. Darwin, C., On the Origin of Species, Harvard University Press, Cambridge, Massachusetts, 1964 (1859), p. 490
  4. Associated Press, 'Ted Turner voleva suicidarsi dopo la separazione,' http://www.nytimes.com/aponline/arts/AP-People-Turner.html, 16 aprile 2001
  5. Templeton, C., Farewell to God, McClelland & Stewart, Inc., Toronto, Canada, 1996
  6. Per una confutazione del discorso di Templeton, vedi Ham, K. e Byers, S., 'The Slippery Slide to Unbelief: A famous evangelist goes from hope to hopelessness,' nella rivista Creation 22:3:8-13, giugno-agosto 2000
  7. Martin, W., A Prophet with Honor: The Billy Graham Story, William Morrow and Company, Inc., New York, 1991, p. 110
  8. Templeton, C., Rif. 5, p. 30
  9. Templeton, C., Rif. 5, p. 198
  10. Templeton, C., Rif. 5, pp 198-199
  11. Templeton, C., Rif. 5, p. 201
  12. Sagan, C., Cosmos Part 2: One Voice in the Cosmic Fugue, prodotto dal Public Broadcasting Company a Los Angeles insieme al KCET-TV, trasmesso originale nel 1980 sulle stazioni PBS in tutta l'USA
  13. Wilder-Smith, A. E., Is This a God of Love?, TWFT Publishers, Costa Mesa, California, 1991, pp 43-46

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